ll rifiutismo

Rifiutismo http://cadutisullavoro.blogspot.it se siete appassionati di arte, o vi interessa la politica/sociale leggete le motivazioni che mi hanno spinto già dagli anni ottanta a creare questa corrente artistica. Rifiutismo Il consumismo, l’Apocalisse della Civiltà occidentale e il declino dell’occidente visto attraverso l’arte Già negli anni ottanta mi ero accorto dell’inarrestabile deriva del consumismo che consideravo “la dittatura più feroce”. In quegli anni avevo cominciato a creare opere di pittura e scultura che successivamente ho chiamato rifiutiste. Da giovane artista trentenne ero attento a quello che succedeva nel sociale: volevo denunciare ciò che consideravo letale, terrificante ma con una diabolica bellezza che attirava gli umani. Il ”consumista”, una scultura del 1986 che raffigura un umanoide rivestito di pubblicità, rappresentava bene quello che volevo dire. Fu acquisita dal Museo Cesare Zavattini nel 1989. Comprendevo che il consumismo sarebbe stato devastante e che anche chi aveva meno cominciava a considerare come valore l’acquisto di oggetti di ogni tipo. Contare per quello che si riusciva ad acquistare. Una compulsione che prende la ragione e sovrasta ogni altro valore. Non a caso in Italia nacquero in quegli anni le televisioni commerciali. La scultura “Gaia” del 1985 rappresentava la Terra piena di rifiuti che stava soffocando. Nel 1990 mi ero già arreso e l’opera “Il consumista ha vinto e si sta mangiando il mondo” (anche questa si trova al Museo Cesare Zavattini). È di quel periodo “Orwell era in anticipo” dove uno schermo televisivo, anch’esso dalle forme umanoidi, con una mano alza il dito in segno di vittoria e con l’altro il dito medio. Sotto solo macerie, guerre, inquinamento, anche alberi con scritte pubblicitarie sulla corteccia. Il riferimento era al “1984” e alla “Fattoria degli animali” di Orwell. Berlusconi non era ancora sceso in politica, ma già devastava il cervello degli italiani coi suoi programmi spazzatura. Quando il Museo Zavattini mi chiamò ad esporre alla Festa nazionale de l’Unità di Reggio Emilia con una mostra personale assieme a Cesare Zavattini, lo stand fu visitato da centinaia di migliaia di persone. Quasi tutti sorridevano guardando il consumista e il comunicatore orwelliano. Anche illustri personaggi delle arti e del cinema. Adesso riderebbero meno. Mi accorgevo col passare degli anni che il consumismo stava complicando tutto. I messaggi che ti arrivavano con spot pubblicitari attraverso tutti i mezzi di comunicazione cominciavano ad alterare le percezioni della realtà e i rapporti umani; tutto diventava più veloce, più inconsistente: l’etica, la politica i rapporti umani visti con una velocità che non si riesce a metabolizzare. Anche la realtà è ormai mediata dagli oggetti di consumo. Come artista e anche come cittadino mi sento sconfitto da questa ideologia, la più potente che si è mai affacciata nella storia e che corrompe tutto e tutti, anche quelli che si credono immuni. Corrompe anche i valori in cui ho sempre creduto. Addirittura nell’occidente consumista non si fanno più figli perché si pensa di non riuscire a dare loro una vita piena di questi oggetti e ciò di questo valore, mentre popolazioni più giovani che non hanno ancora subito la devastazione del consumismo vivono con pochissimo e di figli ne fanno tanti. Ma quando arrivano qui da noi in poco tempo si adeguano ai nostri costumi. Un fascino terrificante e diabolico quello del consumismo. Solo Papa Francesco si è accorto di queste devastazioni. Ma sembra che anche lui parli nel deserto (di valori). Da alcuni anni, con queste opere specifiche, figlie di questa realtà deviata, ho scelto di non lanciare più messaggi “etici”, ma di farne vedere appunto la terrificante bellezza, ad esempio, pacchetti di sigarette raccolti per le strade dove anche l’avvertimento della possibile causa di morte per cancro causata del fumo diventa accattivante attraverso la forma e i colori della scatola. Oppure i copri cerchioni di plastica che ho trovato a decine per le strade, hanno forma e colore del più costoso alluminio anodizzato, così tutti hanno la convinzione di avere una macchina più bella e costosa; li ho fatti diventare un totem di questo tempo. Vedo e prendo oggetti consumati e scartati in ogni luogo, alcuni tra l’altro molto belli, che neppure i mercatini dell’usato trovano vendibili. Ci autodistruggeremo per la stanchezza fisica e psichica nel cercare di possederne i nuovi, ma lo faremo contornati da magnifici oggetti di consumo. Come alla fine dell'Impero romano dove le donne non facevano più figli per mantenere intatto il loro corpo. Ci estingueremo a favore di popoli nuovi che non hanno ancora raggiunto il nostro livello di falso benessere del consumismo e che probabilmente faranno tesoro dei nostri errori. Alcune piccole popolazioni di bianchi verranno conservate e chiuse in riserve e tenute come monito alla stupidità. Così faccio in modo che anche gli oggetti più banali si “innalzino” ad opere d’arte; li conservo, già scartati dopo l'utilizzo, per lasciare la testimonianza del nostro tempo e dell'impronta dell'uomo che li ha utilizzati. Una lucidatrice come la Nike o il Laocoonte? E perché no? Sono sempre frutto dell’ingegno umano collettivo, del resto anche i Bronzi di Riace lo sono per complessità. Se si vuole guardare a fondo quello che sta accadendo all’Occidente e all’affacciarsi prepotente dei nazionalismi, Trump, Le Pen, Salvini e la Brexit con il loro razzismo contro popoli diversi, figli di culture non occidentali, si possono considerare risposte sbagliate che non si focalizzano con chiarezza su qual è il vero nemico della civiltà greco-romana: la degenerazione della società dei consumi. Già negli anni ottanta mi ero accorto dell’inarrestabile deriva del consumismo che consideravo “la dittatura più feroce”. In quegli anni avevo cominciato a creare opere di pittura e scultura che successivamente ho chiamato rifiutiste. Da giovane artista trentenne ero attento a quello che succedeva nel sociale: volevo denunciare ciò che consideravo letale, terrificante ma con una diabolica bellezza che attirava gli umani. Il ”consumista”, una scultura del 1986 che raffigura un umanoide rivestito di pubblicità, rappresentava bene quello che volevo dire. Fu acquisita dal Museo Cesare Zavattini nel 1989. Comprendevo che il consumismo sarebbe stato devastante e che anche chi aveva meno cominciava a considerare come valore l’acquisto di oggetti di ogni tipo. Contare per quello che si riusciva ad acquistare. Una compulsione che prende la ragione e sovrasta ogni altro valore. Non a caso in Italia nacquero in quegli anni le televisioni commerciali. La scultura “Gaia” del 1985 rappresentava la Terra piena di rifiuti che stava soffocando. Nel 1990 mi ero già arreso e l’opera “Il consumista ha vinto e si sta mangiando il mondo” (anche questa si trova al Museo Cesare Zavattini). È di quel periodo “Orwell era in anticipo” dove uno schermo televisivo, anch’esso dalle forme umanoidi, con una mano alza il dito in segno di vittoria e con l’altro il dito medio. Sotto solo macerie, guerre, inquinamento, anche alberi con scritte pubblicitarie sulla corteccia. Il riferimento era al “1984” e alla “Fattoria degli animali” di Orwell. Berlusconi non era ancora sceso in politica, ma già devastava il cervello degli italiani coi suoi programmi spazzatura. Quando il Museo Zavattini mi chiamò ad esporre alla Festa nazionale de l’Unità di Reggio Emilia con una mostra personale assieme a Cesare Zavattini, lo stand fu visitato da centinaia di migliaia di persone. Quasi tutti sorridevano guardando il consumista e il comunicatore orwelliano. Anche illustri personaggi delle arti e del cinema. Adesso riderebbero meno. Mi accorgevo col passare degli anni che il consumismo stava complicando tutto. I messaggi che ti arrivavano con spot pubblicitari attraverso tutti i mezzi di comunicazione cominciavano ad alterare le percezioni della realtà e i rapporti umani; tutto diventava più veloce, più inconsistente: l’etica, la politica i rapporti umani visti con una velocità che non si riesce a metabolizzare. Anche la realtà è ormai mediata dagli oggetti di consumo. Come artista e anche come cittadino mi sento sconfitto da questa ideologia, la più potente che si è mai affacciata nella storia e che corrompe tutto e tutti, anche quelli che si credono immuni. Corrompe anche i valori in cui ho sempre creduto. Addirittura nell’occidente consumista non si fanno più figli perché si pensa di non riuscire a dare loro una vita piena di questi oggetti e ciò di questo valore, mentre popolazioni più giovani che non hanno ancora subito la devastazione del consumismo vivono con pochissimo e di figli ne fanno tanti. Ma quando arrivano qui da noi in poco tempo si adeguano ai nostri costumi. Un fascino terrificante e diabolico quello del consumismo. Solo Papa Francesco si è accorto di queste devastazioni. Ma sembra che anche lui parli nel deserto (di valori). Da alcuni anni, con queste opere specifiche, figlie di questa realtà deviata, ho scelto di non lanciare più messaggi “etici”, ma di farne vedere appunto la terrificante bellezza, ad esempio, pacchetti di sigarette raccolti per le strade dove anche l’avvertimento della possibile causa di morte per cancro causata del fumo diventa accattivante attraverso la forma e i colori della scatola. Oppure i copri cerchioni di plastica che ho trovato a decine per le strade, hanno forma e colore del più costoso alluminio anodizzato, così tutti hanno la convinzione di avere una macchina più bella e costosa; li ho fatti diventare un totem di questo tempo. Vedo e prendo oggetti consumati e scartati in ogni luogo, alcuni tra l’altro molto belli, che neppure i mercatini dell’usato trovano vendibili. Ci autodistruggeremo per la stanchezza fisica e psichica nel cercare di possederne i nuovi, ma lo faremo contornati da magnifici oggetti di consumo. Come alla fine dell'Impero romano dove le donne non facevano più figli per mantenere intatto il loro corpo. Ci estingueremo a favore di popoli nuovi che non hanno ancora raggiunto il nostro livello di falso benessere del consumismo e che probabilmente faranno tesoro dei nostri errori. Alcune piccole popolazioni di bianchi verranno conservate e chiuse in riserve e tenute come monito alla stupidità. Così faccio in modo che anche gli oggetti più banali si “innalzino” ad opere d’arte; li conservo, già scartati dopo l'utilizzo, per lasciare la testimonianza del nostro tempo e dell'impronta dell'uomo che li ha utilizzati. Una lucidatrice come la Nike o il Laocoonte? E perché no? Sono sempre frutto dell’ingegno umano collettivo, del resto anche i Bronzi di Riace lo sono per complessità. Se si vuole guardare a fondo quello che sta accadendo all’Occidente e all’affacciarsi prepotente dei nazionalismi, Trump, Le Pen, Salvini e la Brexit con il loro razzismo contro popoli diversi, figli di culture non occidentali, si possono considerare risposte sbagliate che non si focalizzano con chiarezza su qual è il vero nemico della civiltà greco-romana: la degenerazione della società dei consumi. Anche i crtici d'arte si sono adeguati, l'esempio più calzante è Vittorio Sgarbi che invece di fare critica, anche sociale a queste devastazioni se ne fa portatore, come lo dipingo in quest'opera, dove dalla sua bocca di telefonista di Berlusconi si fa portatore di queste devastazioni. L'ho ripreso con un primo piano di copricerchioni trovati persi per le strade

Autoritratto rifiutista

Autoritratto rifiutista
Autoritratto rifiutista

L'albero della musica. Manifesto mostra sul Rifiutismo

L'albero della musica. Manifesto mostra sul Rifiutismo
Manifesto con l'albero della musica. Mostra sul Rifiutismo nel Comune di Anzola dell'Emilia nel 2017.

Mostra a Anzola dell'Emilia con i copricerchioni

Mostra a Anzola dell'Emilia con i copricerchioni
Mostra a Anzola dell'Emilia aprile 2017 "con i copricerchioni"

Soricelli è un artista nuovo ed originale rispetto al panorama naif.
Le sue opere non ci raccontano il mondo contadino filtrandolo attraverso la lente spesso deformante dei ricordi, ma la vita urbana che stiamo vivendo.
Raccontare il presente è una scelta difficile che obbliga a camminare su un filo sottilissimo, sospeso tra la banalità e la retorica; è un'impresa che riesce soltanto agli artisti veri.
Soricelli ci parla della nostra società, del degrado metropolitano, degli emarginati, dei poveri, degli umili e lo fa con grande poesia.
I suoi personaggi hanno un'anima. Sono poveri fuori, ma ricchi dentro; ricchi di una serenità che è pace, coscienza e felicità. Essi vanno in Paradiso, ci vanno con quelle enormi ali che sbucano dalla giacca e con i loro umili vestiti.
E' come se una grande giustizia superiore riscattasse le loro condizioni donandogli una ricchezza più grande che non è esterna, materiale ma interiore e superiore.
Anche i cani vivono la stessa situazione: sono tristemente felici.
Nella loro condizione subalterna e terrena sono altrettanto dolci, commoventi, sereni.
Il linguaggio di Soricelli è vario e la sua carica espressiva è come un fiume in piena che porta messaggi diversi.
A volte parla con la "poesia" e il suo linguaggio, pur nella sua complessità, è semplice, chiaro, frutto probabilmente di un grande lavoro personale di sintesi.
Altre volte si esprime con i "pugni" e il linguaggio è duro , tormentato, difficile e probabilmente ci racconta di un artista mai pago, di un artista che ricerca continuamente nuove vie, nuove tecniche, nuovi messaggi non ancora chiari nella sua e nella nostra testa.
In genere le tecniche che utilizza sono povere ma di grandissima efficacia per il messaggio che vuole comunicare.
L'uso dei materiali semplici degli oggetti quotidiani, dei rifiuti decontestualizzati, lo aiuta molto in questo lavoro di denuncia nei confronti della nostra società.
Una società cattiva, che consuma, che emargina e uccide ma alla fine perde.
Quello che rimane veramente sono questi umili personaggi con un'anima pura e grandi ali.
Sono questi cani alla catena, queste cucciolate tristi ma enormemente felici.

Luciano Pantaleoni
Correggio, 1995

casa Museo

casa Museo
La mia Casa Museo si trova a Casa Trogoni (la casa più grande che si vede dall'altro monte, è a m1050 in un ambiente mozzafiato tra castagni secolari e natura incontaminata. Cliccare sulla foto per andare al Museo Soricelli

Unicum

Unicum
Era il 1986 quando realizzai queste tre opere, il consumismo stava manifestando tutto il suo potere distruttivo nella psiche degli umani, pensavo che uccideva ogni comunicazione sensata, nascevano allora le televisioni commerciali, le Croci come simbolo dell'unicità del Creato che stavamo distruggendo. Le croci coperte da scritte pubblicitarie. Nasceva allora quello che ho chiamato rifiutismo: con il doppio senso: produttori di rifiuti e il rifiuto a questa devastazione della nostra Terra

Morta tra i rifiuti

Morta tra i rifiuti
Morta tra i rifiuti

Il dito medio contro il virus, l'urlo della mascherina

Il dito medio contro il virus, l'urlo della mascherina
L'urlo della mascherina (citazione di Munch) il guanto trovato per la strada e il dito medio contro il covid

Urlo rifiutista

Urlo rifiutista
Quest'opera di grandi dimensioni è stata fatta su compensato trovato di fianco ai bidoni della spazzatura, parti dell'opera sono state prelevate da un manifesto che si era deteriorato e staccato dal cartellone pubblicitario,poi dipinti, scritte pubblicitarie strappate a caso e dipinte "vedendo" quello che l'incoscio mi faceva vedere. E' un urlo contro il caos del nostro tempo

Casa Museo

Casa Museo
Museo Soricelli a Casa Trogoni Alto Reno Terme

Il terrore dei miei ammortizzatori che non si volevano fare rottamare

Il terrore dei miei ammortizzatori che non si volevano fare rottamare
Il terrore degli ammortizzatori rotti della mia automobile che non si volevano fare rottamare

Dalla Nike al Rifiutismo

Dalla Nike al Rifiutismo
Dalla Nike al Rifiutismo 2011

Morandi

Morandi
Morandi rifiutista

Regala un sogno, regalagli un'utopia che scala il cielo. Il vecchio cavalletto dispiega le ali dell

Regala un sogno, regalagli un'utopia che scala il cielo. Il vecchio cavalletto dispiega le ali dell
Regalagli un sogno, regalagli un'utopia che scala il cielo. Il vecchio cavalletto dispiega le ali della fantasia

Scarpe sinistre

Scarpe sinistre
scarpe sinistre trovate nella discarica abusiva vicino agli orti di Ceretolo

Pedofilo rifiutista

Pedofilo rifiutista
Pedofilo rifiutista

Autoritratto tra i rifiuti

Autoritratto tra i rifiuti
Autoritratto tra i rifiuti

Il filosofo

Il filosofo
"Il filosofo del Mercadante" è una cartaccia schiacciata dalle automobili in Via Mercadante a Casalecchio di Reno. Occorre anche in questi tempi bui tra pandemia e guerre far volare la fantasia

Famiglia Verdi in mezzo alla natura

Famiglia Verdi in mezzo alla natura
Foto di gruppo della Famiglia Verdi in mezzo alla natura

Copricerchione FIAT travolto sulle strade che nessuno raccoglieva

Copricerchione FIAT travolto sulle strade che nessuno raccoglieva
Copricerchione FIAT travolto sulle strade che nessuno raccoglieva

Una degna sepoltura al copricerchione. Riposa in pace

Una degna sepoltura al copricerchione. Riposa in pace
Una degna sepoltura al copricerchione. Riposa in pace

autoritratto con mascherina

autoritratto con mascherina
Autoritratto con mascherina del 29 febbraio 2020

VW

VW
I copricerchioni caduti sulla bazzanese. Avevo messo lassù in cima quello della Volkswagen, con un pò di sano patriottismo avevo visto che anche i bravissimi tedeschi facevano auto che li perdevano. Poi è arrivato lo scandalo delle centraline che li ha fatti tornare tra gli umani

I sindaci di Casalecchio e Zola Predosa

I sindaci di Casalecchio e Zola Predosa
I sindaci di Casalecchio di Reno massimo Bosso e di Zola Predosa Stefano Fiorini con una piccola opera "rifiutista" donata da Soricelli. l'opera è composta da mozziconi di sigarette trovati per le strade, scatole cinesi buttate via in un mercatino dell'usato. L'autore ha inscatolato i mozziconi, liha accesi pittoricamente e chiusi. all'interno un suo capello per provarne l'autenticità

Autoritratto rifiutista su paesaggio riproduzuione di Utrillo

Autoritratto rifiutista su paesaggio riproduzuione di Utrillo
Autoritratto rifiutista su paesaggio riproduzuione di Utrillo

martedì 26 aprile 2016

Il terrore dell'ammortizzatore morto per fatica

Il vecchio ammortizzatore era stanco, la sua molla si era deteriorata e non riusciva più ad avere un ritorno veloce. Anche il pistone ad olio non funzionava più bene e le guarnizioni perdevano. Ma niente, il proprietario non lo voleva cambiare, e dargli il meritato riposo. Anni e anni su e giu. Da giovane faceva con entusiasmo il suo lavoro, ma poi col passare degli anni i soliti gesti ripetitivi l’avevano stancato e reso nervoso: anche perché i dolori, i cigolamenti della carrozzeria che doveva sostenere, soprattutto le tante buche che l’automobile trovava per le strade diventavano sempre più insostenibili. Niente da fare. Così venne quel giorno maledetto. Il lungo percorso l’aveva molto sollecitato e non ce la faceva più a sostenere il peso di tutta quella struttura: anche i suoi compagni di lavoro erano indifferenti alle sue fatiche e non l’aiutavano. Ciascuno pensava a se stesso. All’improvviso il cedimento improvviso della molla. L’automobile sbandò e invase l’atra corsia coinvolgendo nell’incidente un’altra incolpevole automobile. Il guidatore rimase ferito leggermente, ma nell’altra automobile ci furono diversi feriti. E un altro ammortizzatore morto. Quando il proprietario fece aggiustare l’automobile il vecchio ammortizzatore fu buttato nei rifiuti ferrosi, ma anche gli altri fecero la stessa fine, il loro egoismo non li aveva salvati dalla loro sorte. Furono cambiati tutti e quattro con altri nuovi di zecca e che costavano la metà e potevano essere cambiati al minimo segnale di cedimento.